Lombalgia

I DATI SULLA LOMBALGIA

Dagli ultimi studi epidemiologici risulta che in Nord America e in Europa 8 persone su dieci hanno riscontrato nella loro vita episodi di lombalgia, che li hanno costretti ad assentarsi dal lavoro e ad interrompere le quotidiane attività, professionali, sportive o legate al tempo libero. Superati i 60 anni la percentuale aumenta, sino a raddoppiare: una persona su tre soffre di lombalgia in maniera cronica, con fasce d’età e con esigenze d’intervento differenti. Negli Stati Uniti la lombalgia è la causa più comune di assenza dal lavoro per le persone al di sotto dei 45 anni.

 

COS’E’ LA LOMBALGIA?

l Riconoscere questo stadio permette all’operatore di consigliare al paziente tecniche meno demolitive e più conservative.

L’ernia discale è il primo gradino della cosiddetta “cascata degenerativa”, in cui a una progressiva perdita di contenuto idrico del disco vertebrale si associa alla fissurazione dell’anulus fibroso e conseguente fuoriuscita di parte del nucleo polposo nel canale vertebrale.

Il 25% dei pazienti che non possono giovare di tecniche più conservative, dovranno ricorrere all’intervento chirurgico che consiste nella microdiscectomia con asportazione dell’ernia discale. In una piccola percentuale di casi (1 su 5 del precedente 25%), all’asportazione dell’ernia si rende necessario associare il posizionamento di un supporto che dia stabilità alla colonna vertebrale.  Questo è dovuto al fatto che la degenerazione del disco intersomatico comporta una variazione dell’assetto biomeccanico della colonna, generando un incremento della mobilità a carico di ciascuna unità vertebrale (formata da due vertebre ed il disco intersomatico tra esse interposto) sede del processo degenerativo: questo è appunto il secondo gradino della cascata degenerativa detto “fase di instabilità”, che sta alla base del quadro fisio – patologico della spondilolistesi.

La risposta a questo variato assetto biomeccanico, ossia all’instabilità, spesso determina l’ispessimento delle strutture legamentose e osteoarticolari le quali vanno incontro ad un notevole aumento di volume a scapito del diametro del canale spinale. Questo è il terzo gradino della cascata degenerativa noto come “fase reattiva” che determina il quadro fisio-patologico della stenosi del canale vertebrale.

QUALI SONO LE CAUSE DELLA LOMBALGIA?

  1. Meccaniche: si ritiene che i sintomi originino da processi che coinvolgono la colonna vertebrale e le strutture vicine (muscoli, legamenti, faccette articolari, nervi, periosteo, vasi sanguigni e disco intervertebrale). L’individuazione esatta delle strutture che determinano la lombalgia è difficile sia clinicamente, sia con indagini strumentali (Deyo RA, 1986).
  2. Non meccaniche: neoplasie, infezioni, artriti infiammatorie croniche

QUALI SONO GLI ESAMI PER DIAGNOSTICARE LA LOMBALGIA?

La diagnosi di lombalgia e/o lombosciatalgia è essenzialmente clinica, pertanto è indispensabile una visita neurochirurgia o presso un ortopedico che si occupi di chirurgia vertebrale. A conferma della diagnosi clinica sono necessari approfondimenti diagnostici strumentali:

  • RX Lombo-Sacrale
  • RX L/S con studio dinamico sotto carico.
  • TC a strato sottile con ricostruzioni multiplanari (3D della colonna); ed in casi selezionati un’Axial load TC (TC L/S sotto carico)
  • RMN L/S conferma la riduzione di ampiezza del canale precisando l’interessamento dei diversi metameri nelle scansioni sagittali e mostra il restringimento del sacco durale e l’affastellamento delle radici.
  • Un completamento con studio Elettromiografico (E.M.G.) confermerà la sofferenza radicolare ed i livelli esatti della sofferenza

CHI SOFFRE DI LOMBALGIA?

I soggetti più colpiti sono quelli che richiedono una movimentazione di carichi, non sono meno frequenti anche i casi per lavori sedentari, davanti al computer o in macchina.

Questi, anche in età giovanile, possono facilmente incorrere in problemi alla colonna vertebrale. Il rischio aumenta con l’aumentare dell’indice di massa corporea, mentre non ci sono influenze collegate al sesso.

Lo sport non gioca un ruolo favorevole in questa patologia; è il jogging la disciplina meno consigliata, soprattutto se effettuato sull’asfalto, il salto, infatti, provoca una pressione sulla colonna vertebrale che alla lunga potrebbe causare gravi conseguenze.

COSA SI PUÒ FARE PER LA LOMBALGIA?

Per le problematiche relative alla lombalgia si può intervenire attraverso due strade differenti:

  • Trattamento Conservativo (non chirurgico)
  • Trattamento Chirurgico: varia a secondo del quadro clinico e radiologico raggiunto dal paziente e dall’età

Invece, una recentissima tecnica chirurgica per i pazienti giovani prevede l’adozione del metodo ARTOPLASTICA LOMBARE che consiste nel sostituire completamente il disco ormai non più funzionante con un disco artificiale.

Questo nuovo approccio si rivolge a pazienti giovani, al di sotto dei 40 anni, prevalentemente sportivi, ma anche non professionisti. Questa metodica facilita il recupero per attività professionali e ludiche. Per quelli meno giovani l’intervento aiuta a mantenere più o meno immodificabile la normale funzionalità della colonna vertebrale, il più vicino possibile alla funzionalità fisiologica della colonna. La degenza media, tra ricovero e post-operatorio, non supera i 6 giorni: il paziente viene invitato ad alzarsi 24 ore dopo l’intervento. I tempi di recupero sono molto brevi, e non richiede riabilitazione, eccetto nei casi di professionisti sportivi che hanno bisogno di tonificare la massa muscolare. L’intervento è disponibile in pochissimi centri in Italia: uno a Roma, al Presidio Ospedaliero San Filippo Neri. L’operazione dura dai 50 ai 60 minuti, eseguita in anestesia generale.

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